
L’industria solfariera
La Sicilia centro meridionale subì, all’inizio del XIX secolo, profonde trasformazioni sociali ed economiche: laddove ce n’erano gli indizi si aprì una solfara, favorendo la nascita di un industria attorno ad essa. In questa situazione le Provincie di Caltanissetta, Agrigento ed Enna ebbero ruoli determinanti.
Inizia una frenetica ricerca al minerale, uno sfruttamento intensivo del sottosuolo e di coloro che vi lavorano, i “carusi”, figura emblematica dello sfruttamento minorile, e i picconieri, uomini temprati dalla fatica, fondamentali nell’organizzazione del lavoro.
Le fasi della coltivazione dello zolfo si svolgevano in un sottosuolo angusto, soffocante, alla fioca luce di una lampada all’acetilene, i picconieri con martelli, picconi ed esplosivo abbattevano la roccia ricca di minerale che era trasportata dalle spalle dei “carusi”, in tempi più remoti, e con l’ausilio di piani inclinati e pozzi meccanizzati in epoche più recenti, per poi raggiungere i forni di fusione dove il minerale si discerneva dalla terra a cui era legato.
Permangono, come veri e propri siti di archeologia industriale, le architetture votate all’estrazione e alla trasformazione dello zolfo, in molti casi abbandonate.
Il più antico documento che testimonia l’attività estrattiva a Montedoro è datato 2 marzo 1818.
Nel corso di un decennio il paese si trovò circondato da un’infinità di piccole miniere e gallerie che passavano il paese da una parte all’altra, causando spesso crolli e modificandone l’aspetto. La miniera, qui come altrove, ha portato significativi mutamenti nella vita dei lavoratori e delle loro famiglie.
Il Museo
Il piccolo museo, che abbiamo realizzato a Montedoro da circa un decennio, è nato dall’esigenza di recuperare
e conservare la memoria di questo passato, che rischiava di andare perduta, e di mostrare, soprattutto alle
giovani generazioni, in quale e quanta miseria e abiezione morale, fino a poco tempo addietro, sia vissuta gran
parte dei loro progenitori. Il museo è stato realizzato all’interno dell’area di una vecchia zolfara – la Nadurello
Sociale – ; si trova a poche centinaia di metri dal centro abitato ed è allocato all’interno di una piccola struttura,
architettonicamente semplice ma molto bella. La visita del museo prevede due percorsi, uno interno ed uno
esterno. Il primo consente di acquisire un’idea di insieme della storia dello zolfo in Sicilia, considerata in tutti i
suoi aspetti (condizioni di lavoro, sfruttamento dei carùsi, lotte sociali, usi dello zolfo, costumi degli zolfatari,
ecc). Il secondo consente, invece, di osservare ciò che ancora resta della vecchia zolfara: i forni, ove lo zolfo
veniva fuso e trasformato in “balate”, la discenderia percorribile per un piccolo tratto, attraverso la quale si
scendeva nel sottosuolo per l’estrazione del minerale, vecchi vagoni ecc..
Il Museo della Zolfara nato con l’intento di valorizzare e proteggere il patrimonio
storico-mineralogico del paese, raccoglie informazioni, fotografie, ricostruzioni,
minerali e utensili legati all’attività estrattiva.
Intitolato allo scrittore e poeta montedorese, Angelo Petyx, racchiude una mostra
permanente dal titolo “Zolfare e zolfatari di Montedoro, civica raccolta di
testimonianze etnostoriche” e si situa sul monte Ottavio, in prossimità della visitabile
miniera più longeva del paese, la “Nadurello”, appartenuta alla famiglia Caico,
all’epoca una delle più influenti del paese.
Oltre alle miniere, in questo sito, si possono visitare delle antiche fornaci un tempo
addette alla lavorazione del materiale estratto.
UN ESPERIENZA UNICA PER COMPRENDERE E APPROFONDIRE LA STORIA DELLE
NOSTRE RADICI












